Donne… che amano troppo, che mangiano troppo, sull’orlo di una crisi di nervi…
Nel nostro contesto culturale sono molte le riflessioni e i riferimenti al ‘troppo’ che a volte caratterizza il modo particolare di alcune donne di entrare in relazione con se stesse e con l’Altro. Desiderose di risarcimenti, eccessivamente rigide con se stesse, dipendenti dal cibo, da relazioni affettive castranti la loro femminilità e libertà di ‘essere’.
Donne per cui ‘se sarò come lui mi vuole non mi lascerà mai’, ‘se darò questo dolore ai miei non sapranno reggerlo’, ‘solo se soffrirò sarò degna di amore’, incastrate nel ruolo della moglie brava e compiacente, della figlia che non può deludere le aspettative, o forse arrabbiate, di una rabbia antica, che richiama l’infanzia.
Perché nel perpetrare queste dinamiche relazionali, la persona cerca disperatamente e invano di lenire le ferite legate alla relazione con le figure affettive primarie, nutrendo la profonda aspettativa che sarà finalmente l’altro a prendersi cura dei propri bisogni affettivi. Non sarà così.
È responsabilità di ogni donna, non diversamente da ogni uomo, porsi in ascolto della propria parte bambina, quella che forse ha sofferto, che è stata delusa o inibita nella sua autenticità dal peso delle aspettative, che ha nascosto i suoi bisogni per far spazio a quelli altrui, e prenderla ‘in braccio’, comprenderla, consolarla. Darle il permesso di essere, con le proprie forze, di fare contatto con ciò che è più libero e istintivo e non per questo ‘cattivo’: accettarla per quella che è.
Il sostegno psicologico e la terapia con un professionista della relazione di cura possono costituire anche in questo caso il luogo necessario alla comprensione e alla creazione di un rapporto più armonico con se stessi e con l’Altro.
Dott.ssa Elena Cafasso – Psicologa Torino e Chieri
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